Mekong (Italian Edition) by Alberto Arbasino

Mekong (Italian Edition) by Alberto Arbasino

autore:Alberto Arbasino [Arbasino, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2018-09-03T22:00:00+00:00


E adesso, tra le ville e villette anni Venti e Trenta devastate e sfondate nei serramenti e dai pavimenti ai tetti, nella capitale-giardino inventata dai francesi, almeno un milione di baraccati e ‘squatters’ riemersi dalle campagne e dagli stagni si accampa con stracci e calcinacci come nell’India tragica e nell’Africa disperata. Fra lamiere e macerie e assicelle e sacchi e cassette di merci povere e bambini senza vestiti sugli ex-marciapiedi degli ex-Champs-Élysées di rappresentanza coloniale; e fuocherelli di sterpi e barboni e senza-casa negli ex-giardinetti da ville d’eau inceneriti intorno alle cancellate incatenate e inlucchettate del palazzo reale tutto lindo e restaurato e Art Déco nel suo orientalismo ‘camp’ da cinéma-variété di assistenti spaghetti-khmer di Erté.

Tutto militarizzato e tutto sfasciato. Molti poliziotti e molta polvere. Guglie rovinate, adunche e nere, come nella più sinistra Praga del dopoguerra, quando si fuggiva singhiozzando «la Bohème aux Bohémiens!». Ma pieno di telefonini e abiti da sposa: molte coppie giovani e sorridenti e dimentiche del famoso milione di morti recenti, in posa per le foto nuziali e telefoniniche in bianco sugli sterpi del principale boulevard dal nome ripetutamente cambiato – è la stagione delle nozze, senza monsoni né acquazzoni sulle pettinature – fra i tanti mitra imbracciati e i tantissimi bambini che straripano dai cortili degli istituti nello scatafascio stradale, come per rifare la cittadinanza decimata. Folle immense di biciclette e ricsciò a pedali e quelle carriolette a motorino dette (all’onomatopeica) tuc-tuc. Scolaresche immense: e spaventose, pensando al loro futuro – sovrappopolazione nella devastazione, migliaia o milioni di orfani senza una memoria storica prima del 1980 – in questo fantasma di una Riviera scaduta (senza un aperitivo né un romanzo parigino né un abat-jour, sola soprawivenza il pane a baguette), in un defunto per sempre Midi. Trentacinquemila mutilati solo per le mine anti-uomo più recenti nelle campagne, per terrorizzare i contadini e tenere i loro territori sotto il controllo dei ribelli istituzionali con ufficio di rappresentanza nella capitale.

Sacchi e mucchietti di semi e radici e grani polverosi, fra ruderi e detriti come di trattorie cinesi a San Francisco, di casinò a Sanremo, di terme per inalazioni e fanghi d’una piccola borghesia mediterranea da Mille lire al mese. Qualche luccichio vitale e pacchiano, tra le macerie e i rifiuti e la roba marcia, di «Le Shop»» e «La Vinothèque» e «New Styl» (scritto così) in lettere dorate di volgarità squillante. Prossime aperture, con striscioni, di filiali BMW e Peugeot fra tettoiette e paletti e mucchietti di ceneri su un ex-Boulevard Lenin disastrato, che magari una volta somigliava a Montpellier o Aix-en-Provence, con platani; e prospettive su una Belle Époque in stile vieux Bangkok. E la costruzione annunciata di un Régence o Regency da telenovela presso le rovine di un ex-circo equestre russo; e un prossimo Century Plaza con shopping arcade neo-barocca ancora sulla carta, anzi su un tabellone issato su baracche desolate dove si cerca di vendere due o tre sigarette sciolte senza acquirenti, muri con fori, crateri di bombe e granate, accampamenti di capanne



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